Ultima modifica: 16 Gennaio 2009

La differenza tra fiaba e favola

E? necessario distinguere la favola dalla fiaba, anche se il confine tra esse è incerto, tanto che le due parole sono, a volte, usate impropriamente, l?una per l?altra.

La fiaba infatti è in prosa, ha come protagonista di solito l?uomo, nelle cui vicende intervengono
spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.; ha molto maggiore sviluppo narrativo; carattere più dichiaratamente fantastico; non ha necessariamente fine morale e pedagogico; ha origine popolare, e sviluppo per tradizione orale, anche se, specialmente col Romanticismo, letterati si volgono al mondo della fiaba o per raccoglierle, o per inventarne ex novo.

La fiaba infatti è in prosa, ha come protagonista di solito l?uomo, nelle cui vicende intervengono
spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate, ecc.; ha molto maggiore sviluppo narrativo; carattere più dichiaratamente fantastico; non ha necessariamente fine morale e pedagogico; ha origine popolare, e sviluppo per tradizione orale, anche se, specialmente col Romanticismo, letterati si volgono al mondo della fiaba o per raccoglierle, o per inventarne ex novo.
Le fiabe, il cui scopo era solo quello di divertire , parlavano spesso di cose fantastiche e irreali.
Tramandate di bocca in bocca attraverso i secoli, destinate ai soli bambini, cui venivano raccontate accanto al focolare la sera, prima che andassero a dormire, le fiabe hanno sempre affascinato l?immaginazione dei piccoli ( ma anche degli adulti) molto più delle favole. La fiaba rappresenta una forma di racconto diffusa in tutto il mondo, in ogni civiltà. Certo, ci sono differenze tra gli usi e i costumi descritti nelle fiabe orientali, per esempio, e quelli presenti nelle fiabe occidentali: ma il significato e l?atmosfera sono gli stessi. Sono presenti nelle fiabe, antichissime credenze in esseri soprannaturali, racconti di atti magici intesi a invocarne o scongiurarne l?intervento e riferimenti ad antiche usanze; per questo la fiaba costituisce un documento importante anche per l?etnologo e il folclorista, che vi possono riscontrare identità di motivi in fiabe di tempi diversi e presso popoli assai lontani tra loro. La fiaba ebbe in Oriente uno sviluppo grandioso ( Pancatantra; Mille e una notte ).
Non fu presente presso i Greci e i Romani; continuò in Occidente a vivere per tradizione orale e popolare e spesso furono pretesto per composizioni artistiche raffinate.
Le fiabe vennero raccolte dalla viva voce dei narratori popolari e trascritte a partire dal Seicento.
Il primo fu lo scrittore G. B. Basile (1575-1632), con la bellissima raccolta di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, intitolata Lo cunto de li de li cunti (o Pentamerone ).
Alla corte di re Luigi XIV di Francia, Charles Perault ( 1628-1703 ) rielaborò le storie popolari di Basile, basandosi anche sull?osservazione della vita di corte, nei celebri Racconti di Mamma Oca,una raccolta di alcune fiabe tradizionali più famose.
Molto importanti furono nel Settecento la traduzione e la diffusione in Europa de Le mille e una notte, una ricchissima raccolta di fiabe del mondo arabo e orientale, come I viaggi di Sindbad o Aladino e la lampada magica.
Fu soprattutto nell?Ottocento che in vari Paesi europei furono trascritte le antiche fiabe della tradizione; per trovare una trascrizione veramente fedele al linguaggio e alla tradizione popolare, bisogna aspettare Le fiabe del focolare, dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, raccolte appunto all?inizio dell?Ottocento. Le fonti della loro più celebre raccolta Fiabe per bambini e famiglie furono amici e conoscenti e soprattutto una vecchia signora povera e analfabeta, Dorothea Viehmann. Essi erano convinti che atraverso le fiabe avrebbero fato conoscere e amare la cultura e le tradizioni del loro Paese a tutti, non solo ai bambini. Tra le fiabe raccolte le più note sono: Pollicino e Hansel e Gretel.
Durante il Romanticismo le fiabe furono valorizzate come espressione di poesia ingenua e se ne cominciò la raccolta sistematica.
L?esempio dei Grimm fu seguito in Russia da Aleksandr Afanas?ev ( 1826-1871 ); fin da ragazzo cominciò a riscrivere le fiabe e le leggende popolari che i contadini raccontavano di sera intorno al fuoco durante i lunghi e freddi inverni. Nel 1855 pubblicò il primo volume delle sue fiabe, a cui ne fece seguire altri sette.
In Norvegia raccolsero fiabe Peter Abiornsen e Jorgen Moe.
Italo Calvino (1923-1985), uno dei più famosi scrittori italiani del Novecento, nel 1956 pubblicò in Italia la più ricca raccolta di Fiabe Italiane, tratte dal patrimonio favolistico di tutte le regioni. Egli non riscrisse storie narrate a voce, ma trascrisse in lingua italiana racconti in dialetto tratti da libri di varie regioni d?Italia, in modo che potessero essere compresi da tutti.
Gli autori fiabe,invece, hanno elaborato storie e trame inventate da loro stessi; un grnde autore classico è il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore famoso per i suoi racconti, tra cui ricordiamo La piccola fiammiferaia e Il brutto anatroccolo.
Tra gli autori più importanti dell?Ottocento troviamo gli italiani Emma Perodi e Luigi Capuana, mentre nel Novecento l?irlandese Oscar Wilde e l?inglese William B. Yeats. L’ambientazione delle fiabe
Il tempo in cui sono ambientatele fiabe è indeterminato, al di là delle formule iniziali; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche.